Descrizione
Il dolce paesaggio collinare di Vinci regala un’ottima produzione agroalimentare del vino e l’olio d’oliva, frutti antichi e al tempo stesso emblema della Toscana, ai quali è dedicata la “Strada dell’olio e del vino del Montalbano Le Colline di Leonardo”. Il paesaggio agricolo, pressoché intatto, è caratterizzato dalla coltivazione della vite sulle colline più morbide e basse e dall’ estensione degli oliveti sulle pendici più alte, soprattutto nell’ area del Montalbano.
Produzioni tipiche a Vinci
Un’economia agraria cristallizzatasi dal secolo scorso sul rapporto di mezzadria ha consentito che il paesaggio si mantenesse pressoché intatto fino ad oggi nei suoi valori d’insieme, con una produzione agricolatradizionalmente basata su vino (Chianti d.o.c.g.) e olio extra-vergine di oliva.
Il territorio di Vinci può essere approssimativamente diviso in due parti. La prima , situata appena sopra il centro abitato e quindi sulle pendici del Montalbano, vede il predominio dell’olivo. E’ interessante sapere che il numero delle piante di olivo nel comune è il più alto di tutta la provincia di Firenze. La seconda zona invece, situata ai piedi del centro abitato, è caratterizzata da colline morbide e basse che degradano verso la pianura ed è qui che si concentra la coltivazione della vite.
Lungo i pendii di queste colline si snodano numerosi percorsi di trekking, alcuni dei quali nelle immediate vicinanze del centro storico.
Enocultura di Vinci:
Vitigni : Sangiovese, Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
Vini d.o.c.g. : Chianti, Chianti Montalbano.
Vini d.o.c. : Bianco dell’Empolese.
Il vino e l’olio locali si possono acquistare nei numerosi agriturismi e aziende agricole che si incontrano sul territorio.
LA MINESTRA DEL VINCIANO
La minestra del Vinciano nasce in occasione delle Celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. La ricetta è stata realizzata attraverso l’attenta e puntuale ricerca archivistica sulle coltivazioni nei campi dell’epoca. Negli statuti di Vinci del 1418 si invitava il popolo a coltivare l’orto e produrre erbaggi di stagione, al fine di avere garantito un nutrimento sano e ricco di sostanza, in modo da poter combattere malattie, epidemie e rimanere in forza per poter lavorare nei campi. Quelli che oggi vengono comunemente chiamati piatti poveri come zuppe, minestre e polente, un tempo erano la fonte principale di sostentamento.
La ricetta è stata ideata da Paolo Santini, attraverso un'attenta e puntuale ricerca archivistica, grazie alla quale è stato possibile ricostruire con certezza quali erano le coltivazioni nei campi dell’epoca. In seguito è stata elaborata dallo chef Benedetto Squicciarini, di Slow Food, il quale sempre ieri ha deliziato il pubblico con uno show cooking dedicato, andato in scena in piazza della Libertà.